IMPARARE UN MESTIERE OGGI.

La transizione dalla scuola al lavoro: lo sguardo di un giovane immigrato sul proprio percorso formativo.

Rebecca Sansoé

in Studiare con la testa e con le mani, a cura di F. Galloni e R. Ricucci, Imprimitur, Padova, 2012 

 

La riuscita scolastica dei giovani immigrati, o figli di immigrati, viene spesso considerata un “accettabile indicatore di un proficuo processo di assimilazione” (Ravecca, 2010, p. 61). Tale impostazione tende, da un lato, a ridurre al solo parametro dell’inserimento scolastico un processo assai più complesso, dall’altro, a misurare il “grado di integrazione” in base alla scelta tra indirizzi liceali e professionali. 

In questo studio l’obiettivo sarà quello di guardare alla scelta scolastica come momento parziale di un percorso complessivo: la stessa formazione scolastica verrà letta ed interpretata partendo dalla transizione tra scuola professionale e lavoro. Attraverso l’esperienza e le percezioni di un giovane lavoratore immigrato emergeranno i limiti e le risorse della formazione professionale ricevuta (Goodwin, O’Connor, 2001). Coma la formazione concepisce il mondo del lavoro, quali strumenti e quali modelli vengano trasmessi, quali significati per quali ruoli professionali, saranno queste alcune delle questioni indagate.

In questa chiave di lettura, luogo di osservazione diventa la rappresentazione del percorso di crescita e formazione che un giovane lavoratore offre nelle sue riflessioni (Gobbo, 2004). Il racconto di Yankuba ci darà modo di esplorare, da un lato, quali significati ricopra la transizione scuola-lavoro dal punto di vista di un giovane lavoratore immigrato, dall’altro, come possa essere riesaminato e riletto il percorso scolastico passato in una visione di lungo periodo.

   

 

La traduzione come esperienza interculturale e cooperativa

Isabella Pescarmona

in Gobbo F.(a cura di), Cooperative Learning nelle società multiculturali: una prospettiva critica

Milano, Unicopli, 2010, pp.  163-169

 

Quando è che una traduzione ci convince? A partire dalla propria esperienza di lavoro di traduzione dei contributi all’interno del volume, l’autrice argomenta come tradurre non sia un’attività meccanica da delegare a un programma informatico, ma richieda di volta in volta di immaginare in che modo il significato in una lingua può essere trasmesso in un’altra. Creatività, immaginazione e aderenza all’originale si intrecciano in un percorso di ampliamento dei propri orizzonti linguistici, e non solo.

Key words: traduzione; intercultura; educazione comparata; serendipità

  

Innovare l’insegnamento: lo sguardo di un gruppo di insegnanti

all’Istruzione Complessa 

Isabella Pescarmona 

in Gobbo F.(a cura di), Cooperative Learning nelle società multiculturali: una prospettiva critica

 Milano, Unicopli, 2010, pp.  53-68 

  

Una domanda che spesso viene posta nei corsi di formazione insegnanti è come tradurre le indicazioni ricevute in percorsi operativi a scuola. Che cosa vuol dire sperimentare una nuova metodologia didattica nelle proprie classi? Attraverso la sua ricerca etnografica sulla sperimentazione di alcune unità didattiche di Complex Instruction, l’autrice vuole indagare il punto di vista delle insegnanti coinvolte. Descrive così il processo di appropriazione di alcuni saperi e tecniche dell’apprendimento cooperativo, ma soprattutto il percorso di riflessione e di autoriflessione che queste insegnanti compiono nella dialettica tra la loro esigenza di fare innovazione didattica e le specificità dei contesti in cui operano. 

Key words: formazione insegnanti; apprendimento cooperativo; sviluppo professionale; educazione comparata; innovazione educativa

Link: http://www.edizioniunicopli.it/Novita_2010_Febbraio.html#

 

 

 

La ricerca per una scuola che cambia 

a cura di Gobbo F.

Padova, Imprimitur, 2007

 

Nel capitolo “Equilibrismo emotivo e narrazione etnograficaPeano propone un originale stile di rielaborazione dei materiali di campo, che illustra come la restituzione di un’esperienza di ricerca possa avvalersi con efficacia di modalità creative. Mettere in pratica un modo di scrivere non canonico permette di far risaltare le sorprese incontrate durante l’indagine sottolineando l’importanza di apprendere a “stupirsi”di fronte a la non significatività dell’appartenenza etnica nelle relazioni tra coetanei italiani e figli di famiglie immigrate.

 

In “Figli dell’immigrazione: nati da famiglie immigrate e cresciuti nella scuola italianaSansoé procede ad una analisi critica di alcuni dei concetti classici dell’antropologia culturale, puntualmente discutendo quello sociologico, e più recentemente utilizzato, di “seconde generazioni” come possibile categoria trasversale alle provenienze e ai contesti. Scegliendo di avere un ruolo preciso negli ambienti educativi che frequenterà, la ricercatrice qualifica la propria presenza sul campo come “partecipazione osservante”.